Strato’s HF Zero, fucina di Leggende.

Un Prototipo che lasciò a bocca aperta il pubblico e che dettò il design di auto italiane divenute immediatamente iconiche e successivamente leggendarie. Un capolavoro firmato Marcello Gandini e Carrozzeria Bertone.

Pensate che nel 1970, al Salone dell’Automobile di Torino, 53 anni fa, veniva presentata quest’auto.

La Strato’s HF Zero, il Prototipo realizzato dalla Carrozzeria Bertone che anticipò lo stile della Lancia Stratos di serie (1973) ma anche della Lamborghini Countach (1971). La matita è di Marcello Gandini, responsabile del design di Bertone dal 1965 al 1979.

I visitatori del Salone, che era giunto alla 52esima edizione (28 ottobre-8 novembre 1970) si trovarono davanti un progetto che era in totale rottura con i canoni dell’epoca.

Si trattava di un Prototipo funzionante, mosso dal motore Lancia V4 1584cc da con angolo stretto 13° prelevato dalla ultima Fulvia Coupè, propulsore da circa 115 CV montato centralmente che era comunque adeguato su di una vettura che superava di poco i 700 kg di peso. Il cambio era un manuale a 5 rapporti transaxle.

Il cofano motore si sollevava lateralmente e aveva una futuristica forma a “V”, a freccia, che contribuiva a rendere affascinante e sofisticato il design della piccola sportiva italiana.

All’interno dell’abitacolo a due posti vi si accedeva direttamente dal parabrezza in vetro, una cellula che si sollevava. Per permettere un vago “agio” agli occupanti nelle operazioni di ingresso ed uscita, il piantone di sterzo era snodabile.

Curiosità: la strumentazione era elettronica ed era raccolta in un pannello verticale posto alla sinistra del guidatore (Apple presenterà l’iPad che va di moda oggi su auto elettriche e non… 40 anni più tardi), e le luci utilizzavano un sistema antesignano dei futuri “LED”.

Si tratta di strisce retroilluminate da piccolissime lampadine da 55W, 10 sull’anteriore per l’illuminazione della strada e ben 84 sul posteriore a seguire tutto il profilo del retrotreno della Strato’s HF Zero.

La Strato’s Zero era un piccolo capolavoro che contribuirà a dare il via a decenni ruggenti.

Poi chissà cos’è successo.

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