Aprilia RS 250 Chesterfield, una delle regine del secolo scorso, con la sua livrea total black.
Siamo nel cuore degli anni ’90 e Aprilia corre nel Motomondiale con il team Aprilia Chesterfield, sponsorizzata dal noto tabaccaio.
Il periodo è costellato da successi sportivi grazie soprattutto a Max Biaggi, che con la RSV 250 da competizione vince per tre volte il Mondiale duemmezzo dal 1994 al 1996.
Il rapporto tra Biaggi e la Casa di Noale terminò alla fine del 1996 in maniera burrascosa: l’epilogo di tensioni sempre più crescenti si ebbe con il mancato accordo economico per il rinnovo, Max restò senza contratto e si accasò alla Honda con la quale gettò le basi per il futuro passaggio in Classe 500 dell’anno successivo.
In questa vicenda ad avere la meglio fu il pilota romano, che nel 1997 con la 250 giapponese vinse il quarto Mondiale della sua Carriera, battendo proprio la Aprilia ufficiale del giapponese Tetsuya Harada (Campione nel 1993), Casa con la quale farà “pace” dieci anni più tardi e della quale è oggi uomo immagine.
Screzi a parte, Aprilia decise di celebrare i successi sportivi del suo prototipo lanciando le RS 50, 125 e 250 stradali con la colorazione replica utilizzata nelle gare. Si trattava dell’intera gamma delle Sportive di Noale di quel tempo, riferimento assoluto in quei frazionamenti.
Questa è la RS 250 Chesterfield Race Replica, prima serie introdotta nel 1995 (e fino al 1998), aveva un telaio in lega di alluminio e magnesio a doppia trave diagonale, accoppiato al classico forcellone in alluminio “a banana”.
Impianto frenante anteriore Brembo a doppio disco 298mm, posteriore Brembo a singolo pistoncino con disco 220mm, forcella a steli rovesciati Showa completamente regolabile, monoammortizzatore posteriore SACHS e cerchi da 17″ alleggeriti in alluminio pressofuso.
Ma soprattutto… un motore bicilindrico 250 2 tempi a V 90°, con cambio a sei rapporti, che Aprilia acquistava dalla Suzuki (sì, era il motore della rivale RGV Gamma 250) ed al quale apportava alcune modifiche per ottenere un maggior tiro agli alti.
Il carburante arrivava al potente 250, che si avviava rigorosamente a pedivella, grazie a due carburatori Mikuni TM 34 SS ed erogava oltre 60 cv a 11500 giri, per una motocicletta che pesava appena 149 kg a secco e superava di gran lunga i 200 km/h.
La miscela (circa al 2%) era garantita da una pompa olio che fungeva da miscelatore automatico.
Decisamente iconico il doppio scarico laterale, i piccoli finali verso i quali terminavano il loro slancio le due belle pance che sviluppavano i gas di scarico buttati fuori dai due cilindri da 125cc l’uno.
La linea delle espansioni era sinuosa e il disegno agevolato proprio dalla scelta del forcellone “a banana”, che consentiva allo scarico di svilupparsi sfruttando gli spazi al meglio.
La RS 250 ebbe un grande successo anche perchè venne lanciata sul mercato proprio quando i giapponesi abbandonarono la produzione di questa cilindrata, ritirando le loro sportive 250 dalla gamma.
Eppure c’era ancora richiesta da parte dei clienti, e Aprilia si trovò in una posizione dominante.
Sì, che durò pochi anni, purtroppo, dato che le sportive 250 2t saranno effettivamente sostituite dalle future 600 4T. L’ultima serie della RS 250 uscirà di produzione al termine del 2002.
Moto così non ne hanno più fatte, la RS 250 fu l’ultima della sua specie. Negli ultimi anni le quotazioni sono salite alle stelle per ogni tipo di rottame, figurarsi per motociclette fantastiche, iconiche e particolari come questa.
Infatti per accaparrarsi una RS 250 bisogna prepararsi alla doppia cifra, dai 10.000 euro in su, tre volte la cifra richiesta poco meno di 10 anni fa.
Non poco.
Ma considerati i tempi cupi cui stiamo andando incontro, difficilmente varranno meno in futuro.