Chaz Davies tra Corse, Cultura e la passione per il Caffè. Il pilota gallese della Ducati raccontato dalla persona che condivide con lui ogni istante della vita da Box, il Capo Tecnico Alberto Colombo, conosciuto nel Paddock come “il Moro”.
Una delle note più positive del 2015 di Ducati tra MotoGP e Superbike è stata la crescita di Chaz Davies che, con la 1199 Panigale R del Team Aruba.it Racing, ha concluso il Mondiale Piloti al secondo posto dopo aver ottenuto cinque vittorie ed essere salito costantemente sul Podio.
Nel 2016 Davies correrà per il terzo anno con la Ducati dopo i due Campionati corsi con Aprilia e BMW, Team nei quali era approdato da Campione del Mondo Supersport, titolo vinto nel 2011 con la Yamaha.
Ad un mese dalla prima gara di Phillip Island il Team ha rilasciato una bella intervista che ci permette di scoprire meglio Chaz attraverso Alberto Colombo, il Capo Tecnico che lavora con il pilota nella sua metà del Box Ducati, ogni weekend.
Com’è iniziato il sodalizio tra te e Chaz?
“Eravamo nella stessa squadra nel 2011, ma non ero io il suo referente. Nei test però gli ho dato parecchi consigli, che evidentemente gli sono piaciuti, perché dall’anno successivo abbiamo iniziato a lavorare insieme”.
Come si è evoluto il rapporto negli anni?
“Siamo diventati molto amici, ci sentiamo spesso anche fuori dalla pista. La stima e la fiducia sono reciproche e totali, ma per il fatto che abitiamo lontano, ci vediamo poco. Di fatto, ci incontriamo praticamente solo in pista, dove la tensione delle gare è palpabile, ed è difficile portare avanti un rapporto personale”.
Professionalmente, che tipo di relazione avete instaurato?
“Molto serena. Non abbiamo mai avuto problemi o discussioni. Probabilmente, Chaz si fida di me. Era già un buon pilota prima che iniziassimo a lavorare insieme, ma direi che, per quanto riguarda il percorso svolto, i risultati parlano da sé”.
Qual è l’elemento basilare nel vostro approccio alle gare?
“Abbiamo sempre lavorato con metodo, facendo una buona progressione. Con Ducati abbiamo raccolto una sfida, lavorando duramente per portare la Panigale R alla vittoria. Chaz è stato il primo a portarla in cima al podio, arrivando a renderla una moto da titolo”.
Quali sono, dal tuo punto di vista, i punti di forza di Chaz?
“Fuori dalla pista è estremamente professionale, non sgarra mai. Vive per fare il pilota ed è preparatissimo fisicamente e mentalmente. Non ha distrazioni. È anche molto umile, resta sempre con i piedi per terra. E poi in gara dà il meglio di sé. È molto determinato e riesce a ragionare più di molti altri mentre corre, probabilmente anche perché è molto allenato fisicamente. Addirittura mi dà l’impressione di essere ancora più forte nella seconda manche, quando molti altri invece sembrano più stanchi”.
E i punti deboli?
“Non è una debolezza in sé, ma in prova gli manca ancora un pizzico per essere velocissimo. D’altronde devi anche prenderti dei rischi per farlo, e secondo me lui ha trovato un giusto compromesso”.
Che caratteristiche ha il pilota ideale, dal punto di vista del capotecnico?
“Non esiste il pilota perfetto, ma è importante che sia innanzitutto educato e rispettoso con la squadra. Farsi voler bene, nei box, è fondamentale. Un pilota può anche non essere il più veloce e vincente, ma deve essere un bravo ragazzo e mantenere l’umiltà. A questo livello, per vincere, bastano due decimi al giro per fare la differenza. Si parte dalle doti umane, che Chaz possiede, così tutta la squadra si fa in quattro più volentieri. È una cosa sottile ma importantissima. Il pilota influenza la squadra, ed il carisma e la personalità fanno la differenza”.
Chaz ha anche la fama di pilota particolarmente meticoloso. Come si articola tipicamente il vostro lavoro dopo le prove?
“Lui è molto preciso, non esce dagli schemi. Ha i suoi metodi e li segue, ed in pista facciamo spesso tardi nei briefing. A volte andiamo avanti ben dopo l’ora di cena, fino a notte fonda, soprattutto nella fase dello sviluppo della moto. Sono pochi i piloti in grado di fare un lavoro così difficile senza perdere lucidità e motivazione. Il nostro è un lavoro bellissimo, ma duro”.
Qual è il tuo bilancio del 2015?
“Molto positivo. La crescita è stata costante. Già a inizio anno eravamo competitivi ma da metà stagione in poi, dopo i test di Portimão, abbiamo fatto un passo avanti decisivo. La progressione tra Misano, Laguna Seca, e Sepang è stata memorabile. E le cose sarebbero potute andare anche meglio se Giugliano fosse riuscito a disputare tutta la stagione. Davide avrebbe senza dubbio dato un contributo importante per migliorare ancora”.
Fuori dalla pista, che tipo è Chaz?
“Molto posato, tranquillo. Vive come noi ‘umani’, normalmente. È una cosa anomala per un pilota, come il fatto che spesso parta prima delle gare e vada a fare turismo, documentandosi ed immergendosi nella cultura locale. E poi ha una grande passione per il caffè e tutti i suoi derivati. Si è procurato una macchina professionale e sta facendo un corso da barista”.