Tra due mesi comincerà la 20esima edizione del Campionato mondiale Supersport, Serie dominata dalle moto giapponesi a quattro cilindri. Con una sola eccezione: era il 1997 quando Paolo Casoli portò al trionfo la Ducati 748. Per un solo punto. Da quel giorno nessuna moto italiana o europea è riuscita ad eguagliarla.
Il Regolamento tecnico del Mondiale Supersport in tema di cilindrata e frazionamento è ancora lo stesso da 20 anni, anche in virtù del disinteresse delle Case che producono motori bicilindrici. Fino a 600cc per le quattro cilindri, fino a 675cc per le tre cilindri, fino a 750cc per le due cilindri.
Istituito nel 1997, il Campionato Mondiale Supersport giungerà nel 2016 alla 20esima edizione. Dei 19 Mondiali disputati fino ad oggi, 18 sono stati vinti da moto giapponesi e in tutti e 18 i casi da motori quattro cilindri in linea, bilancio dall’identico equilibrio sia per quanto riguarda il Titolo Piloti, sia tra i Costruttori.
Dal 1997 hanno vinto tutti e quattro i Costruttori del Sol Levante. Ad aprire la “dittatura” nipponica è stata Suzuki a fine anni ’90 con Fabrizio Pirovano e Stéphane Chambon, poi le parentesi Yamaha e Kawasaki con Jörg Teuchert ed Andrew Pitt, antipasto dello schiacciante dominio Honda che durerà tra Piloti e Costruttori fino al 2010 con la velocissima CBR600RR e riders del calibro di Fabien Foret, lo stesso Andrew Pitt, Karl Muggeridge, Sébastien Charpentier, Kenan Sofuoğlu e Chris Vermeulen, fino all’acuto che nel 2009 lancerà nel motociclismo che conta il britannico Cal Cal Crutchlow, vincitore con supporto ufficiale sulla Yamaha YZF-R6.
Il resto è Storia recente: altri tre titoli di Sofuoglu dal 2010 al 2015 (uno Honda, due Kawasaki), le vittorie Yamaha con Chaz Davies e Sam Lowes e il ritorno della Honda con il talentuoso olandese Michael Vd Mark.
A dare battaglia alle quattro cilindri giapponesi ci ha provato Triumph con la Daytona 675R e ci sta provando MV Agusta con la F3 675, due moto tre cilindri. Spezzare il dominio giapponese e quello delle quattro cilindri.
Perchè l’unica anomalia è datata 1997, quando Paolo Casoli vinse il primo Campionato ufficialmente riconosciuto dalla Federazione Internazionale in sella alla Ducati 748 RS del team Gio.Ca.Moto.
La moto italiana, presentata nel 1994 e “sorellina” della leggendaria 916 con la quale condivideva base tecnica e design, era molto competitiva e reduce dalle vittorie nel Campionato Europeo Supersport, la Serie organizzata dai fratelli Flammini che diede origine alla realtà internazionale.
Il pilota reggiano, all’epoca 32enne e vincitore del Gran Premio del Portogallo del 1987 nella Classe 125 del Motomondiale, si presentò al via del Mondiale Supersport 1997 e riuscì a vincere tre gare a Donington Park, Oschersleben e Sugo.
In quell’anno i protagonisti furono gli italiani: Massimo Meregalli (sì, l’attuale Team Manager MotoGP) vinse il round di apertura di Misano Adriatico con la Yamaha, Fabrizio Pirovano trionfò a Monza (sempre su Ducati 748) e Vittoriano Guareschi portò la Yamaha alla vittoria a Zeltweg, Albacete e Sentul.
Guareschi e Casoli terminarono il Mondiale entrambi a tre vittorie, ma il ducatista trionfò grazie ad un solo punto di vantaggio su quello che sarebbe diventato il Team Manager della Ducati. Borgo Panigale fece en-plain vincendo anche il Mondiale Costruttori grazie anche al contributo del francese Stèphane Chambon, vincente a Brands Hatch.
La Ducati 748 conquistò in totale 13 Podi, 5 vittorie, 4 Giri veloci e 6 Pole Position in una sola stagione. Nel 1998 Casoli, con il numero 1 sul cupolino, arrivò quarto in Classifica ma riuscì a vincere altre due gare a Donington Park e Laguna Seca.
Risultati che l’erede, la Ducati 749R, non riuscì ad avvicinare nemmeno nell’intera generazione: Gianluca Nannelli a Imola 2005 fu l’unico in grado di vincere una gara a livello iridato con questo modello.
Ad oggi quella di Casoli e della 748 resta l’unica vittoria di una Ducati nel Mondiale Supersport, l’unica di una moto italiana, l’unica di una moto che non-quattro cilindri. Non l’unica di un pilota italiano, visto che un anno più tardi fu Fabrizio Pirovano a trionfare con la Suzuki GSX-R 600.
Da due anni a questa parte c’è un’altra Casa italiana che può dire la sua, quella che fino al 1996 era proprietaria di Ducati, quella che progettò la serie 748/916.
Quella di Schiranna, che è andata vicina all’impresa con Jules Cluzel e la F3 675 tre cilindri, ma in entrambi i Campionati il cammino del francese è stato minato da problemi di affidabilità e da qualche caduta di troppo, la più pesante lo scorso settembre nelle Prove Libere del GP Spagna di Jerez quando era in lotta per il Mondiale, unico avversario di Sofuoglu e della Kawasaki. MV Agusta e Cluzel ci riproveranno nel 2016: l’obiettivo è riportare MV alla vittoria iridata dopo 40 anni. E non solo…