Davide Giugliano torna in pista dopo quattro mesi dall’infortunio subito a Laguna Seca, quando in una caduta aveva riportato la frattura della vertebra D3.
Lo farà nella Sessione di Test privati Superbike di Jerez de la Frontera, in Spagna, Test che sono in corso e che continueranno fino al fine settimana.
Il pilota della Ducati è stato per diversi mesi costretto in un busto che bloccava tutta la parte superiore del corpo e ha rivelato che l’impossibilità di compiere movimenti ed effettuare un allenamento completo lo ha spinto a camminare su lunghe distanze ogni giorno.
Il record personale l’ha stabilito a Jerez de la Frontera, quando ha iniziato una camminata che non è finita prima di 22 chilometri.
Troppo il nervosismo nel vedere i colleghi in pista. Un 2015 da dimenticare, anche perchè il KO definitivo di Laguna Seca era stato preceduto da un altro stop che aveva minato la prima fase del Mondiale, quando nei Test di Phillip Island si era fratturato altre tre vertebre.
Questa l’intervista integrale pubblicata su WorldSBK.com.
Come hai curato il tuo fisico nei mesi successivi all’infortunio?
“Il busto mi teneva bloccata tutta la parte superiore del corpo, quindi logicamente ho perso tono muscolare. L’unica cosa che potevo fare era camminare, e di media ho percorso 12-13 chilometri al giorno, ogni giorno. Curiosamente, ho percorso le distanze più lunghe quando ho fatto visita al team a Jerez. Lì ho fatto 22 chilometri, spostandomi a piedi attraverso la pista, forse anche per il nervosismo dovuto al non poter correre a fianco dei miei avversari (ride)”.
Che costrizioni hai dovuto affrontare durante i 90 giorni nei quali sei stato costretto ad indossare il busto?
“Di fatto potevo toglierlo solo per lavarmi, quindi la mobilità era ovviamente ridotta. Comunque sono stato fortunato a poter riprendere le mie attività senza danni neurologici. Serve molta pazienza, ma l’importante è che sia riuscito a riprendere una vita normale. È stato un infortunio davvero brutto, ho avuto paura. Cavarsela ‘solo’ con una vertebra rotta e qualche contusione, senza fratture, non era scontato. Colgo l’occasione per ringraziare i miei sponsor tecnici, Arai e Dainese, che mi hanno protetto da qualcosa di potenzialmente molto più grave”.
Hai ripreso gli allenamenti. Com’è strutturato il programma?
“Ho ricominciato dalla fisioterapia – è stato necessario farne molta per allentare le tensioni create dal busto – e dalla piscina, per evitare di sovraccaricare le articolazioni. Logicamente, non sono ancora al massimo. Dalla prima settimana di novembre ho ripreso con un programma più strutturato, orientato soprattutto alla resistenza. Una volta recuperata quella, lavorerò anche sulla forza”.
Il 14 novembre ti sei rimesso la tuta per una sessione di allenamento col motard. Che emozioni hai provato a tornare in sella per la prima volta dopo tanto tempo?
“Avevo tanta voglia di risalire in moto, ma ho anche dovuto abbattere alcune barriere mentalmente. Non ho dimenticato il dolore fisico e l’amarezza di un lungo periodo di inattività forzata. Non serve fare i supereroi. Siamo tutti esseri umani, con le nostre paure – e ci ho pensato tanto durante questi mesi – ma proprio da queste emerge la vera passione. Io guido prima di tutto con il cuore. La moto è importantissima per me, è la mia forza. La prima staccata impegnativa ha rappresentato una sorta di scommessa, perché non ero sicuro di ritrovare le sensazioni di una volta, ma appena ho messo la moto di traverso ho provato una gioia incredibile, forse anche più grande di prima”.
Ad attenderti nei box, a Jerez, ci saranno Aligi Deganello (capo tecnico) e Paolo Biasio (ingegnere elettronico), due tecnici di grande esperienza con i quali lavorerai per la prima volta. Che approccio pensi di adottare nei test?
“Innanzitutto voglio ringraziare Ducati e Aruba per avermi teso la mano ancora una volta, affiancandomi due grandi professionisti. La mia squadra era già molto competitiva, ma penso che con Aligi e Paolo abbiamo alzato ulteriormente l’asticella. Basta contare i mondiali che hanno vinto. Sono molto contento di poter contare sulla loro esperienza, e mi sento molto fiducioso. Dobbiamo innanzitutto conoscerci a vicenda, impostare comunicazione e metodo di lavoro, nella massima tranquillità e soprattutto divertendosi”.
Deganello ha lavorato con Marco Simoncelli, al quale ti legava una forte amicizia dai tempi delle mini-moto. Cosa provi ad averlo al tuo fianco?
“È un’emozione ed una motivazione. Non voglio riaprire una ferita che non si rimarginerà mai completamente ma mi ricordo che in passato, con Sic, parlavamo spesso di lui. Ha vinto tanti mondiali, e con lui spero di portare avanti il sogno di Sic, ottenendo risultati che lo facciano contento, dovunque egli sia”.
Perché è importante fare anche solo tre giorni prima della pausa invernale?
“Devo riprendere il feeling e gli automatismi. Le Superbike danno sollecitazioni che non puoi replicare allenandoti con altre moto. Bisogna ripartire da capo, raddrizzare la rotta. Prima di tutto, sarà importante fare molti giri e vedere come reagisce il mio corpo. Servono almeno otto settimane per recuperare, io ne ho avute due e mezzo. Non sono in piena forma, ma d’altronde è un problema con il quale ho già fatto i conti. Dopo l’infortunio in Australia non avevo fatto in tempo a riprendere la condizione ottimale, e quindi ho sofferto un po’ in gara”.
Che programmi hai per la pausa invernale?
“La priorità la preparazione atletica. Ho già stabilito un programma da due o tre allenamenti al giorno, per cinque giorni a settimana. È un percorso duro, ma voglio presentarmi ai primi test 2016 al meglio delle mie possibilità. Servono forza e resistenza, soprattutto con il formato della gara doppia. E poi non sono capace di andare in ferie (ride). Questo è stato il periodo più brutto della mia vita. Non ci si rende conto di quanta adrenalina ti diano le moto fino a che non ci si può salire. Ho 26 anni e da 21 faccio questo sport, sono abituato così…”
Il lato positivo del 2015?
“È stato un anno a dir poco difficile. Direi che posso essere soddisfatto della media punti. Ho fatto tre podi, in condizioni fisiche non ottimali, e portato a termine ogni gara prima di Laguna Seca, chiudendo sempre nella top five a parte Gara Uno a Donington, dove ho avuto problemi di gomme. Ovviamente tutti si ricordano la caduta, che mi è costata cara, ma sono stato più costante che in passato”.