Red Bull perde la faccia: il nuovo contratto con Renault è una sconfitta epocale.

La telenovela Red Bull ha un epilogo che per il Team è disastroso: hanno firmato un nuovo accordo con Renault, pagando diversi milioni in più rispetto al contratto rescisso con apparente orgoglio solo pochi mesi fa.

E i francesi hanno chiuso gli austriaci in gabbia: non potranno nè nominare il Marchio, nè usarne i loghi sulla monoposto.

Economicamente un disastro. Red Bull avrà motori Renault anche nel 2016, il “toto-motori” si conclude così, ma con una perdita milionaria ed una strategia che si è rivelata fallimentare da parte della Scuderia anglo-austriaca.

In sintesi, a fine estate Red Bull Racing e Renault avevano rescisso il contratto che li legava fino alla fine del 2016 dopo un anno e mezzo di veleni ed accuse molto gravi da parte degli austriaci, che avevano puntato il dito sulla scarsa competitività della Power Unit francese per spiegare i magri risultati raccolti dopo il dominio del periodo Vettel.

A questo punto Red Bull era passata alle trattative con Mercedes e Ferrari. I tedeschi si erano subito defilati a causa del veto posto da Toto Wolff e da altri uomini importanti della divisione Motorsport (mentre la Casa di Stoccarda era più aperta ad una trattativa), mentre gli italiani avevano proposto la fornitura di Power Unit 2015, quindi con evoluzioni non al pari della Scuderia.

Red Bull aveva seccamente rifiutato la proposta di Maranello dicendosi offesa e senza risparmiare commenti poco carini nei confronti dei rivali, probabilmente senza rendersi conto di non avere affatto il coltello dalla parte del manico.

Nel pieno delle trattative con Ferrari c’è stata l’esplosione dello scandalo sulle emissioni che ha coinvolto il Gruppo Volkswagen, realtà con la quale Dietrich Mateschitz stava lavorando da tempo per l’ingresso in Formula 1 dei tedeschi nel biennio 2017-2018. Ma l’uragano che si è scatenato su Wolfsburg ha cancellato ogni progetto a medio-lungo termine.

Quindi, in pieno autunno, Red Bull ha provato la mossa disperata: rivolgersi ad Honda.

I giapponesi erano disponibili alla fornitura e addirittura avrebbero dato la Power Unit a prezzi molto vantaggiosi, se non addirittura gratis.

L’accordo di esclusiva tra McLaren e Honda scade a fine Dicembre, ma la Scuderia britannica vanta il diritto di veto (per contratto) sui Clienti, quindi i Team che vorranno montare PU Honda dovranno ricevere l’Okay da parte di McLaren.

Ma anche da Ron Dennis è arrivato il “No”, il veto, e Red Bull si è trovata definitivamente senza un motore per il 2016. Chris Horner ci ha provato fino all’ultimo, sembra ci stia provando anche in queste ore, ma il matrimonio non si farà.

A questo punto era evidente che l’unica soluzione sarebbe stata la Renault che, nel frattempo, aveva fatto sapere di non aver intenzione di fornire Red Bull per i gravi danni di immagine procurati dal comportamento degli austriaci del corso del Campionato, anche perchè il Gruppo guidato da Carlos Ghosn è impegnato nell’acquisizione del Lotus F1 Team, situazione altrettanto complessa della quale vi ho parlato qua.

Era evidente che l’accordo si sarebbe trovato, ma che sarebbe stato un bagno di sangue per le Casse e per l’immagine di RBR.

Così è stato: trenta milioni di euro per un anno. Il nuovo accordo, riscritto nonostante fino a pochi mesi fa ce ne fosse uno già valido e di 5 milioni di euro più vantaggioso, varrà fino alla fine del 2016. Poi si tornerà a trattare.

Renault ha fatto firmare a Red Bull Racing diverse clausole ed una di queste riguarda il divieto di utilizzare il marchio francese nel nome del Team, sulla testata del motore e sulla carrozzeria. Atteggiamento coerente con ciò che Renault sta decidendo proprio a riguardo del Lotus F1 Team.

A quanto sappiamo è stata trovata una strategia per proteggere Renault dall’atteggiamento ostile degli uomini di Dietrich Mateschitz attraverso lo sfruttamento dello Sponsor Infiniti, marchio del Gruppo Renault-Nissan che diventerebbe il “virtuale” motorista.

Red Bull paga a caro prezzo la strategia comunicativa polemica e poco lungimirante degli ultimi mesi: si è vista sbattere in faccia tutte le porte, non ha voluto accettare la proposta Ferrari, si è trovata nel Labirinto della Honda e, alla fine, è dovuta tornare da Renault con la coda tra le gambe costretta ad un accordo economico più oneroso e a mettere nero su bianco il divieto di nominare i francesi.

Un atteggiamento da dilettanti che non fa onore al recente passato del Team di Milton Keynes. Red Bull Racing ritrova il motore ma perde la faccia: questa vicenda è stata una sconfitta epocale.

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