KTM RC16 non è solo la moto che porterà la Casa austriaca in MotoGP dopo la fallimentare esperienza di dieci anni fa come motorista del Team di Kenny Roberts (e della Proton). Sulla carta è un progetto che ripercorre la strada seguita dalla Ducati di Preziosi prima del terremoto post-Stoner.
Nei giorni scorsi la KTM RC16 ha svolto il suo primo Test sul Red Bull Ring di Spielberg, Circuito austriaco di proprietà della multinazionale che svolge un ruolo chiave nella sponsorizzazione del Progetto MotoGP di Mattighofen. In sella al grezzo prototipo c’era Alex Hofmann, espertissimo tester che negli ultimi anni si era dedicato allo sviluppo della Aprilia RSV4 Superbike.
La nuovissima moto parteciperà a tempo pieno al Campionato del Mondo MotoGP 2017, ma la vedremo in gara già alla fine del prossimo Mondiale, sicuramente a Valencia nel GP di chiusura del Motomondiale.
Elementi distintivi del prototipo sono il telaio a traliccio, soluzione proposta in passato da Ducati e con la quale la Casa di Borgo Panigale ha vinto il Mondiale Costruttori e Piloti 2007 con Casey Stoner e Loris Capirossi, e il motore V4, architettura attualmente utilizzata da Honda e Ducati con apertura a 90° e da Aprilia con 65°.
Che la RC16 avrebbe avuto il telaio a traliccio era già stato annunciato, ma vederla “dal vivo” fa tutto un altro effetto. In MotoGP questa filosofia costruttiva era stata della Ducati dal 2003 al 2008, ovvero dalla Desmosedici GP3 alla GP8. Un marchio di Fabbrica dei bolognesi che consentiva di adottare soluzioni versatili, rigidezza e flessibilità al tempo stesso, nonostante fosse visto da alcuni come un limite per via delle potenze da circa 250 CV e il motivo stesso del comportamento aggressivo della moto.
L’Ing. Filippo Preziosi progettò le proprie moto con con telaio a traliccio tubolare in acciaio e motore a funzione portante, in pratica collegando con i tubi il cannotto di sterzo al motore e il motore al telaietto della sella.
Dal 2009 si passò al telaio monoscocca in carbonio, fino all’abbandono nel 2011 prima con scatolato in alluminio e successivamente con il convenzionale telaio perimetrale a doppia trave in alluminio. Fu il risultato del dopo Stoner e del disastroso biennio di Valentino Rossi, quando nemmeno il nove volte iridato riuscì a trovare il feeling che aveva fatto la differenza tra Stoner e gli altri compagni di squadra, spingendo verso un progetto più simile alla Yamaha guidata per quasi un decennio.
Grazie a KTM rivedremo una diversa soluzione telaistica equipaggiare una MotoGP, con un telaio a traliccio puro. Scelta coraggiosa da parte dei tecnici austriaci visto che l’elevata competitività delle MotoGP moderne ha dimostrato quanto sia difficile per un Costruttore rientrare ed essere veloce, pur adottando scelte ingegneristiche apparentemente simili.
Un giorno Filippo Preziosi disse che se Ducati avesse voluto battere Honda e Yamaha avrebbe dovuto farlo con soluzioni diverse e sperimentali, puntando sulla genialità delle scelte. Cercare di battere i giapponesi usando la loro tecnologia sarebbe stato impossibile anche a causa dei budget infinitamente superiori a disposizione dei due Colossi.
Fino ad oggi la Storia ha dato ragione a Filippo Preziosi visto che da quando Ducati ha sposato la “filosofia nipponica” non ha più vinto una gara. L’ultima il 17 ottobre 2010 con Casey Stoner e la Ducati GP10 con monoscocca in carbonio.
Anche se è evidente che il vantaggio fosse più il tizio sopra la sella che il pacchetto, da cinque anni vincono soltanto moto Honda e Yamaha e un’altra cosa che la Storia ha dimostrato è che non basta copiare l’ingegnerizzazione del prototipo di riferimento per poterlo impensierire.
Quindi fa bene KTM a scommettere su progetti alternativi che difficilmente porteranno a trionfi, ma se non altro saranno audaci e scriveranno un importante capitolo nella Storia del Motomondiale, indipendentemente dall’essere vincente o perdente.