Formula 1 in Messico, non capitava dal 1992. Ma la F1 ha una grande Storia al Centro delle Americhe. Per non farci trovare impreparati, visto che per noi giovani appassionati è la prima volta, ecco alcune cose fondamentali da sapere.
Il Mondiale Formula 1 torna in Messico dopo ventitrè, lunghissimi anni. Quante cose sono cambiate in Formula 1. Era il 22 Marzo del 1992 quando il Circus disputò quella che sarebbe stata l’ultima gara nel Paese centroamericano… fino a domenica 1 Novembre 2015.
All’Autodromo Hermanos Rodríguez si correva la seconda gara del Campionato Mondiale di Formula 1. Un Gran Premio che confermò quello che sarebbe stato il motivo di quella Stagione: dominio Williams Renault con il Leone Nigel Mansell davanti al nostro Riccardo Patrese. Dietro, tra un problema e una fiammata, tutti gli altri.
Partiti dalla Pole Position, i due alfieri della Williams dominano la gara con le velocissime e avveniristiche FW14B. Monoposto con la quale Frank Williams aveva convinto Mansell a non ritirarsi e a provare per l’ultima volta l’assalto al Titolo Mondiale.
Quel progetto convinse Nigel nonostante fosse un semplice pezzo di carta. La scelta si rivelò vincente. Sospensioni attive, cambio semiautomatico, impianto frenante con sistema ABS, controllo di trazione e motore Renault V10 3.5 con aspirazione variabile.
La Williams FW14B fece invecchiare di colpo tutte le varie proposte McLaren e Ferrari. Troppo veloce, perfetta, precisa. Era anche affidabile.
Troppo, infatti gran parte delle soluzioni vennero successivamente bandite per far sì che la rincorsa alla Scuderia di Grove non portasse ad una Formula 1 troppo costosa e disumana. Visto che erano anni in cui tra il primo e l’ultimo GP saltavano tre/quattro Scuderie. La FW14B anticipò i tempi, nel bene e nel male.
In quel GP del Messico il terzo posto andò al giovanissimo Michael Schumacher: il promettente tedesco tagliò il traguardo con la Benetton, Scuderia italo-britannica che due anni più tardi lo incoronerà Campione del Mondo per la prima volta, il primo Titolo del dopo-Senna.

Nigel Mansell vincerà il Mondiale conquistando nove gare su sedici, lasciando a Patrese il GP Giappone. L’italiano precederà Schumacher e Senna nel Mondiale Piloti: Ayrton affrontò una Stagione difficilissima ma riuscì comunque a vincere tre gare con la McLaren Honda, ormai lontana parente della monoposto che fu e al centro dell’operazione-disarmo del motorista nipponico. In Messico il fenomeno brasiliano si ritirò per problemi alla trasmissione.
Sono cambiate tante cose da quel 1992, ma guarda a caso il binomio è tornato in auge proprio quest’anno. In Ferrari c’era Ivan Capelli con Jean Alesi: l’esperienza dell’attuale telecronista Rai, nonchè Presidente di ACI Milano, fu sfortunata e lasciò Maranello a fine anno. In Messico si ritirò al primo giro, centrato da Wendlinger. Il francese invece ruppe il motore al 31esimo giro.
Sono cambiate tante cose, come è cambiato il Circuito che sorge nella periferia di Città del Messico. Ad Hermann Tilke, che a noi non sta molto simpatico, è stato affidato il lavoro di ristrutturazione della pista.
Lavorando sul percorso originale il pericolo di un altro Tilkodromo è stato scampato, ma le tante doppie chicane e i raggi tondeggianti sono stati sostituiti con le classiche spigolature da on-off, marchio di fabbrica dell’Architetto al quale sono state appaltate tutte le Piste F1 moderne. Dall’alto ricorda clamorosamente Monza: Anello Alta Velocità a raccordare i rettilinei e (un tempo) fitta vegetazione.

A Tilke è venuta poi la brillante idea di far passare il Circuito al centro dello stadio di Baseball, sfruttando così le tribune dell’impianto sportivo per la Formula 1. (edit: la prima modifica in questo senso è datata 2002, poi successivamente modificata). Questo ha comportato il taglio della Peraltada, iconica parabolica che non abbiamo più.
Un cambiamento che i locals apprezzeranno è la presenza ai nastri di partenza di un competitivo Sergio Perez: nel 1992 non c’era un pilota messicano in Formula 1. Oggi Sì, anche se il titolare della Force India abita nel vicino Texas. E dato che il neonato Haas F1 Team dovrebbe annunciare Esteban Gutierrez accanto a Romain Grosjean per il 2016, tra un anno ne avremo due.
Nei 15 GP del Messico disputati dagli anni ’60 ad oggi un messicano non è mai salito sul Podio. Ci arrivò molto vicino Pedro Rodríguez nel 1968 su BRM, quando l’uomo che corse anche con la Ferrari dovette arrendersi a alla Lotus Jackie Oliver per mezzo secondo. Finì quarto.
Lì davanti vinse Graham Hill su Lotus-Ford, seguito da Bruce McLaren, e non c’è bisogno vi dica su cosa corresse il Leggendario Bruce.
Dettaglio non trascurabile: a Pedro e al fratello Ricardo è dedicato l’Autodromo. Autodromo Fratelli Rodriguez, infatti. Entrambi scomparsi in gara.
Pedro morì nel 1971 a Norisring al volante di una Ferrari 512M Sport-prototipo della Scuderia di Herbert Müller, mentre a Ricardo toccò nove anni prima con una Lotus F1, durante il suo primo Test invernale antecedente al successivo GP Messico 1963.
Brutto, ma è il Motorsport. Giusto però concludere con ricordi positivi: il Gran Premio del Messico coincise con la conquista del Titolo Mondiale per John Surtees nel 1964, Denny Hulme nel 1967 e Graham Hill nel 1968. E Richie Ginther e Gerhard Berger vinsero qui la loro prima gara in Formula 1: il primo nel lontano 1965 con la Honda, il secondo nel 1986 con la Benetton.

C’è un’episodio entrato nella Storia della Formula 1 che accadde qui. Era proprio il 1986 e Nelson Piquet portò ai box Stefan Johansson, Rene Arnoux e Phillippe Alliot.
Quest’ultimo raccolse Arnoux e Johansson sulla sua Ligier, ma sfiga volle che anche la monoposto francese restasse senza carburante. Passò Piquet a sistemare le cose: in quattro su una Formula 1.
Domenica sarà scritta una nuova pagina della Storia della Formula 1. Anche se Lewis Hamilton e la Mercedes i loro Titoli li hanno già vinti.