La DeLorean DMC-12 era un cancellone nato da una truffa.

La vera Storia della DeLorean DMC-12. L’auto simbolo di “Ritorno al Futuro”, per le persone comuni una delle più iconiche.

Eppure fu un fallimento: era nata male, andava pianissimo e fu il risultato di una Colossale truffa ai danni del Regno Unito.

Per alcuni è il veicolo usato per viaggiare nel tempo da “Doc” Emmett Brown e Marty McFly, capace di coronare il sogno di ogni uomo grazie ad una potenza elettrica di 1,21 gigawatt (reazione nucleare generata dal plutonio) e al raggiungimento di 88 miglia orarie, velocità alla quale si attivava il flusso canalizzatore.

Questo è ciò che ci ha insegnato la saga di Ritorno al Futuro dal 1985 in poi. Oggi Marty e Doc sarebbero arrivati… nel Futuro, qui da noi.

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In realtà la Storia che c’è dietro alla DMC-12 è ben poco gloriosa. Fu un progetto tecnicamente audace ma che nel percorso che portò alla produzione si perse, deturpato da problemi finanziari, contraddizioni tecniche ed un po’ di sfortuna.

Il risultato fu una macchina lenta che, se non fosse stato per il film, sarebbe stata ricordata solo per le cronache giudiziarie.

O per il suo bellissimo stile, che non a caso venne curato da un “mostro” che risponde al nome di Giugiaro.

1975: nasce la DeLorean Motor Company.

Era il 1975 quando il tycoon statunitense John DeLorean fondò la DeLorean Motor Company dopo aver lasciato General Motors e Pontiac. Tutto questo con l’obiettivo di creare una vettura sportiva estrema e senza compromessi. John aveva rilanciato l’Industria automobilistica a Stelle e Strisce e la celebre Pontiac GTO.

Pur avendo passaporto statunitense la DMC non vedrà i natali negli U.S.A.: la Sede produttiva della piccola Casa Costruttrice si spostò subito nelle vicinanze di Belfast, presso la località di Dunmurry. Irlanda del Nord. Il motivo è molto semplice e da questa mossa cominceranno tutti i problemi.

Il primo prototipo della DMC-12 venne completato nell’Ottobre del 1976 dall’Ingegner William T. Collins.

Per donare alla Sportiva le caratteristiche velocistiche idonee l’idea era quella di montare un propulsore rotativo Wankel, motore che avrebbe garantito leggerezza e unicità.

Il problema è che dal prototipo al modello stradale passeranno troppi anni (cinque) e la Crisi petrolifera spingerà i vertici della Casa ad optare per un più economico, “popolare” e pesante motore PRV V6 nato dalla joint-venture tra Peugeot, Renault e Volvo.

Problemi vennero riscontrati anche nella fase di pre-produzione di scocca e telaio. DeLorean affidò a Collins il brevetto della piattaforma Elastic Reservoir Moulding, soluzione che si rivelò potenzialmente vincente ma estremamente inadatta ad essere prodotta in serie, sia per i costi, sia per l’impossibilità di sviluppo autonomo da parte di un piccolo Costruttore.

Arriva Chapman e la DMC-12 diventa una mezza Lotus.

Dopo aver fatto i conti con la realtà dei fatti, DeLorean si rivolse ad un’altra piccola Azienda che della leggerezza e del prestigio telaistico faceva il proprio Marchio di Fabbrica: Lotus.

Il trattamento al quale venne sottoposta la DMC-12 fu radicale e alla fine l’ultimo prototipo pre-serie montava telaio e sospensione anteriore della Lotus Esprit.

Stile e carrozzeria vennero curati da Giorgetto Giugiaro: il designer italiano lavorò interamente su acciaio inossidabile ISI 304 non verniciato, ispirandosi ad una Concept Car che aveva disegnato quindici anni prima: la Alfa Romeo Iguana.

Sono tuttavia evidenti le proporzioni e i riferimenti alla Esprit, la bellissima sportiva di Casa Lotus che donò lo chassis alla problematica statunitense, anche lei nata dalla matita italiana.

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Lotus Esprit.

Fu così che nel business entrò Colin Chapman, geniale fondatore di Lotus Cars. L’imprenditore britannico suggerì a DeLorean un piano fiscalmente conveniente: produrre la vettura in Nord Irlanda presentando al Parlamento britannico un progetto ad hoc e aggredendo un pacchetto di finanziamenti che sarebbe stato stanziato per le Aziende che avrebbero deciso a dare lavoro ad una zona molto depressa del Regno Unito.

Parliamo dell’area al Sud di Belfast, una zona a forte disoccupazione e afflitta da problemi sociali e politici secolari.

Prodotta in Nord Irlanda da gente che non aveva idea di ciò che stava facendo.

La Fabbrica di Dunmurry venne eretta nel 1978 ma la prima DeLorean uscirà dalla linea di montaggio solamente nel 1981. Dal 1981 al 1983 saranno prodotte circa 8.583 DMC-12, vendute non senza difficoltà: la prima tranche veniva offerta ai Clienti senza garanzia e le colpe non sono da ricercare nei problemi di gioventù del pacchetto tecnico, ma anche nella scarsissima preparazione degli operai locali impiegati nella Fabbrica, molti dei quali non avevano alcuna esperienza lavorativa.

Sì, non solo non avevano mai lavorato in una catena di montaggio. La stragrande maggioranza era alla prima esperienza assoluta. Erano letteralmente presi dalla strada.

Queste erano le condizioni della Fabbrica che aveva il compito di costruire una automobile che costava 25.000 dollari, pari a circa 70.000 dollari odierni al netto dell’inflazione.

Bella da ferma.

Inizialmente progettata per essere estrema e sportiva, la DMC-12 era bella da ferma. In tutti i sensi. Il V6 da 2.850cc erogava 130 CV di potenza per 208 Nm di coppia.

A fronte del peso dichiarato di circa 1.250 kg, impiegava un litro di benzina per percorrere 8 chilometri. Ma erano le prestazioni ad essere ben distanti dal Mito che si è creato attorno alla vettura. Le Recensioni della Stampa europea furono tutt’altro che entusiastiche.

La DMC-12, secondo Test indipendenti dell’epoca, impiegava 10.5 secondi per scattare da 0 a 100 km/h. Quasi due secondi in più rispetto al valore dichiarato nella brochure diffusa alla Stampa.

Diamo una dimensione a questi dati. Paragonata ad alcune vetture dell’epoca, incassava due secondi e mezzo dalla piccola e popolare Volkswagen Golf GTI prima serie e dai tre ai quattro secondi rispetto alla “cugina” Lotus Esprit con motore quattro cilindri.

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Tra le altre cose il V6 90° era montato a sbalzo nonostante fosse un motore pensato per vetture “anteriori” e installato in un telaio derivato da vetture con motore centrale-posteriore. Si dice fosse stato modificato e ottimizzato per questo scopo. Chissà se è vero.

Negli U.S.A. la DeLorean finì sotto inchiesta da parte di molti istituti di qualità e associazioni di consumatori per gravi difetti nell’assemblaggio dei pannelli carrozzeria, per il malfunzionamento delle portiere ad ali di gabbiano e per molte noie di elettronica.

Le vetture prodotte nell’ultimo anno riuscirono ad offrire una garanzia di cinque anni, ma l’Azienda era senza futuro.

I problemi finanziari della DeLorean iniziarono a palesarsi quando i Concessionari si rifiutarono di riparare i veicoli in garanzia perchè non venivano pagati dall’Azienda.

Cominciano i guai giudiziari.

Già alla fine del 1981 la Stampa americana rivelò che i calcoli fatti per pareggiare almeno i costi erano stati errati e che DeLorean avrebbe dovuto produrre almeno 13.000 vetture entro la fine del 1985. Per farlo chiese un ulteriore prestito al Governo britannico: richiesta respinta al mittente perchè le Autorità volevano prima vederci chiaro sulla gestione della Società. Qualcosa non tornava.

DeLorean Motor Company fallì nel 1983, la Fabbrica venne chiusa e lasciò disoccupate quasi 3.000 persone. Le DMC-12 invendute e quelle ancora da assemblare, per un totale di circa cento esemplari, vennero acquistati dalla Compagnia commerciale americana Big Lots.

Qui comincia una lunga questione giudiziaria. Nel 1982 il socio in affari Chapman muore a causa di un arresto cardiaco e alla fine del 1982 il patron John DeLorean viene arrestato in seguito ad una indagine sul narcotraffico: DeLorean venne accusato di aver pianificato l’acquisto di 100 kg di cocaina per entrare nel commercio e ripianare i debiti accumulati. Sarà poi scagionato: gli agenti F.B.I. erano corrotti. Ma la sua immagine venne compromessa per sempre.

Secondo alcune teoria che dobbiamo stare cauti a banalizzare come “del complotto”, fu proprio a causa dello Scandalo DeLorean che Chapman avrebbe inscenato la propria improvvisa morte, per scappare in qualche località esotica lontano dalla Formula 1 e dall’Industria automobilistica, godendosi la pensione senza lo spauracchio della prigione e della multa-record da dover versare nelle casse di Sua Maestà.

Fatto sta che la morte di Chapman rese difficoltoso per le Autorità statunitensi e britanniche ricostruire ciò che avvenne in quegli anni tra U.S.A., Irlanda del Nord, Inghilterra e Svizzera. L’eccentrico imprenditore scomparve per un infarto il 16 Dicembre del 1982, pochi giorni dopo un primo interrogatorio al quale era stato sottoposto in quel di Belfast e poco dopo essersi sottoposto ad un check-up completo richiesto dalla sua Assicurazione sulla vita e per il rinnovo della licenza di pilota della quale ancora disponeva.

L’F.B.I. condusse una indagine archiviata solamente a inizio anni ’90, gli Investigatori federali stavano apertamente cercando Chapman in Sud America, più precisamente in Brasile, dove erano stati condotti da alcuni elementi investigativi che, tuttavia, portarono ad un nulla di fatto. Per il Norfolk le voci di referti medici spariti, di autopsie alterate e di tombe profanate si sprecavano.

In realtà Colin era uno che di vita spericolata se ne intendeva e per lui fu già un miracolo essere arrivato a 54 anni.

Da Londra invece partì una nuova indagine sulla situazione contabile e finanziaria della Società. Venne tracciato un flusso di denaro anomalo pari a circa 23 milioni di dollari, depositato da DeLorean su di un conto panamense sotto il nome di General Product Development Services e, in teoria, destinato a Lotus per l’opera di reingegnerizzazione della DMC-12.

La Commissione che indagò venne affidata al Procuratore britannico Malcolm Schade, che rappresentò il Governo di Londra.

Il risultato dell’indagine aveva stabilito che la metà dell’importo era tornato nelle tasche di DeLorean tramite un terzo flusso da un conto svizzero agli Stati Uniti, ed utilizzato da DeLorean per acquistare una Società produttrice di Spazzaneve nello Utah, la Logan Manufacturing.

La seconda metà, invece, era sparita. Il sospetto è che fosse finita a Colin Chapman e che i due avessero truffato i fondi messi a disposizione dal Governo britannico. Soldi che non furono mai usati per la Casa automobilistica che, nel frattempo, era definitivamente naufragata.

La DMC-12 fu una truffa.

Nel corso del nuovo Processo DeLorean ammise, tramite il suo avvocato Howard Weitzman, di aver ricevuto da Chapman la metà di quella somma, ma che questa era da intendersi come un prestito personale sulla fiducia tra i due imprenditori.

La frode c’era, tanto che DeLorean per difendersi sostenne di non essere a conoscenza del comportamento criminoso, ma la morte di Chapman rendeva impossibile confutare ciò che era sostenuto dall’americano. Dopo due anni il Processo terminò con l’assoluzione di DeLorean.

La Giustizia britannica non era assolutamente soddisfatta di questo epilogo ed avviò una nuova indagine affidata al dipartimento antifrode di Scotland Yard che portò all’arresto e alla condanna dell’Avvocato Fred Bushell, ex Amministratore Delegato della Lotus e braccio destro di Chapman. Bushell trascorse 4 anni in carcere senza mai parlare, aggiungendo mistero al mistero e mandando su tutte le furie i Procuratori inglesi che non riuscivano in alcun modo a comporre tutto il resto del puzzle.

Da Londra partirono numerose richieste dirette a Washington per l’estradizione di  John DeLorean, a processo per frode ai danni dello Stato. Autorizzazione che non venne mai concessa. Mr DeLorean morirà nel 2005 dopo trent’anni di emarginazione automobilistica.

La DMC-12 è diventata un’Icona grazie al film “Ritorno al Futuro”, trilogia che debuttò nel 1985 con la prima pellicola. Quando tutto era già finito.

Una vettura divenuta simbolo anche se… beh, in realtà la Storia è questa. Era molto bella (disegnata a metà anni ’70”), sotto alcuni aspetti interessante.

Ma alla fine fu un’automobile lenta che deluse le aspettative, un cancellone. Che nacque da una frode, da uno scandalo internazionale i cui contorni non saranno mai del tutto chiariti.

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