Montoya ha una proposta per la Formula 1: abolire i sensori di monitoraggio in tempo reale. Button, suo ex rivale, è d’accordo.
Juan Pablo Montoya ha lasciato un segno indelebile nella Formula 1 nonostante si sia trovato a correre negli anni del dominio Ferrari prima e Renault poi. 95 GP disputati, 7 vittorie, 30 Podi, 13 Pole Position e 12 Giri veloci tra il 2001 ed il 2006, correndo con Williams e McLaren.
Attualmente leader della IndyCar Series nonostante le 40 primavere, Montoya ha parlato dell’attuale Formula 1 lasciando un suggerimento per aumentare lo spettacolo e le battaglie tra i piloti: togliere i sensori e parte dell’acquisizione dati.
Un altro pilota che non si risparmia da critiche e consigli è Jenson Button, uno che nel Circus c’è ancora.
A questo giro il portacolori britannico della McLaren Honda si è sentito di sposare le parole dell’ex rivale.
Mi fa un po’ strano dirlo, ma sono d’accordo con Juan Pablo! Montoya ha corso insieme a me, all’epoca non c’erano tutti questi sensori.
Vero che in quegli anni i piloti potevano contare su aiuti alla guida più pesanti rispetto agli attuali, uno su tutti il Controllo di trazione. E basta guardare gli On Board degli ultimi V10 per capire quanto lavorasse in accelerazione il TCS.
Infatti è lo stesso Montoya a sostenere che l’impatto sull’aspetto racing non sarebbe molto rilevante, ma aiuterebbe (JPM l’ha quantificato in un teorico 10% di “racing” in più).
Eppure per Button l’abolizione dei sensori o, meglio, del loro monitoraggio in tempo reale, sarebbe una gran cosa.
Quando ho iniziato a correre l’approccio alla monoposto era più difficile e divertente.
Dovevi capire e sentire la vettura, comprendere l’angolo in cui poter dare gas, quando gli pneumatici erano nel giusto range di temperatura, quando lo erano i freni.
Ora non è così.
I piloti più giovani possono beneficiare di tante informazioni, c’è l’Ingegnere ai Box che ti può dire cosa puoi fare, cosa non puoi fare e quando farlo.
Per Button questo aspetto faceva la differenza.
Avevamo la possibilità di dare informazioni noi al Team.
Era un’opportunità per migliorarci come piloti e per dimostrare di essere migliori di altri non solo in pista, ma anche dal punto di vista della gestione della monoposto e della sensibilità con la vettura.