SEAT LEON CUPRA 280 CV. Recensione della Hatchback sportiva della Casa spagnola di Martorell seguendo la Leggenda della Targa Florio. Sono volato in Sicilia e l’ho messa alla prova per oltre 400 chilometri. Ecco com’è andata.
Prendi il taglio di potenza della Audi S3, mettilo su una trazione anteriore e prendi in prestito dalla Golf GTI Performance il suo differenziale. Questa è tecnicamente (e banalmente?) la Leon Cupra 280 CV: una soluzione diversa, pensata e nata per offrire prestazioni superiori ad un prezzo inferiore. L’esperimento è riuscito?
Per scoprirlo sono andato in Sicilia, tra le Leggendarie strade della Targa Florio e l’Autodromo di Pergusa, nei giorni che precedevano il Campionato Italiano Turismo Endurance e la SEAT Leon Cup.
La Cupra secondo IFG, cioè io.
SEAT mi ha chiesto di disegnare il #TheCupraRoad, ovvero quel che per me è lo scenario migliore per guidare una Cupra. Non è stato semplice, dato che sono abituato a guidare su Alpi, Prealpi, Dolomiti. In Sicilia c’ero stato per la prima volta a Marzo per un Test Citycar, quindi la mia conoscenza del territorio era nulla. Per mettere insieme i 400 chilometri mi sono affidato alle Prove Speciali della Targa Florio e ad un paio di Cronoscalate locali. Poi ho unito punti su Google Maps.
Arrivo in Autodromo giovedì pomeriggio a mi accoglie un nubifragio i cui effetti conoscerò il giorno successivo. Dopo aver schivato un centinaio di rane arrivate sul rettilineo del (desolato) Autodromo siculo, prelevo… la Safety Car.
Dato che a Pergusa le Prove di Qualifica dei vari Trofei sarebbero cominciate solo Sabato mattina, perchè non portare la SC in giro per strada? SEAT approva e per un giorno e mezzo seminerò curiosità tra la popolazione.
Ritorno in Hotel a Enna (la Città Capoluogo di Provincia più alta d’Italia con i suoi 931 metri s.l.m.) tappa tattica al Castello di Lombardia, cena e a letto presto. Venerdì sveglia all’alba per portare a termine l’obiettivo della trasferta: spararsi 400 chilometri lungo alcuni percorsi Leggendari della Targa Florio. Strade pazzesche, per un motivo e per l’altro… nel bene e nel male.
SICILIA: LAND OF STRADE DISSESTATE.
Nulla da dire sul layout, discutibile la situazione asfalto. Per usare un eufemismo. In Sicilia è normalità trovarsi davanti a crateri, strade collassate che assumono pendenze e geometrie alla San Francisco, tornanti coperti di fango a causa di frane venute giù per il temporale del pomeriggio precedente… e altre cadute da chissà quanti anni sulle quali è già cresciuta vegetazione e che occupano quella che un tempo era la corsia lato collina.
Arrivo fortino ad una serie di curve e contro curve, quando alla terza serie mi trovo la strada coperta di fango per una cinquantina di metri. Rischio di finire lì il Test, poi rallento, sbircio più avanti, scruto una strana contropendenza. Mi fermo e scendo a controllare.
Non era una pendenza, non era un tratto cieco… semplicemente la strada… non c’era più, era sparita. Era franata. Giro e torno nel Paese più vicino, avverto gli autoctoni del drammatico episodio che, senza batter ciglio, mi liquidano con un “sì, sarà stato il temporale di ieri”. Ah, normale.
Ci sono stati momenti in cui avrei voluto avere una Polo WRC (quella di Ogier), altri in cui sarebbe stato più adeguato un mezzo da Dakar.
… MA NON SENZA MAGIA!
Un vero peccato. Ma ci sono tratti ancora godibili, come la velocissima decina di chilometri che si snoda da Castelbuono direzione Cefalù. E qui ho la possibilità di lanciare la mia SEAT Leon Cupra tra varianti e tornanti un tempo percorsi dai Piloti e dalle Automobili che hanno fatto la Storia della Targa Florio. Scanno, godo, faccio quello che piace a fare quelli come noi. E la visione del blu del mare è la mia immaginaria bandiera a scacchi.
Passando per le Tribune e quel che rimane del vecchio Paddock di Cerda, il Parco delle Madonie e una miriade di Paesini sperduti. La Sicilia che non mi aspettavo. Vera, genuina, dimenticata, per certi versi flagellata dai problemi dell’Uomo e da quelli della Natura. Bella, Sì. Siciliane comprese.
CUPRA: ANDARE FORTE È FACILISSIMO.
La nuova Cupra sorprende per la facilità con la quale si riesce ad andare forte. Il tempo di sistemare volante e sedile ed è subito gas: avantreno ben attaccato all’asfalto ed elettronica che corregge un simpatico comportamento che non si trovava sulle Leon precedenti e sui telai VAG di vecchia generazione: il “culo” si muove, il retrotreno tende a scodare in fase di staccata e ingresso.
Dinamica del veicolo prevedibile che non spaventa e che va assecondata. Il differenziale meccanico autobloccante a controllo elettronico gestito dal Seat Drive Profile è una grande conquista per la nuova Cupra, così come il nuovo telaio MQB (55 kg risparmiati grazie agli inserti in alluminio) e le rinnovate sospensioni con schema MacPherson più multilink al posteriore, oltre al classico (ma ammodernato) MacPherson sull’avantreno. Lavorano bene anche le barre antirollio: buona direzionalità e poco… rollio, ovviamente.
Nulla di particolarmente rivoluzionario, quanto una ottimizzazione ed evoluzione del pacchetto tecnico a disposizione del Gruppo e sulle auto di segmento medio dei nostri giorni.
280 Cavalli iniziano a diventare una potenza di un certo livello e di una certa complessità su auto compatte, con motore montato anteriormente e trazione sullo stesso asse. Almeno quando si tratta di fare le curve e di spingere, ma spingere sul serio.
L’elettronica lavora per tagliare potenza e mantenere grip e stabilità. Inevitabile, altrimenti sottosterzerebbe, rallentadoci e mettendo fine ad ogni nostra ambizione. Lo scatto sui rettilinei è impressionante: da 0 a 100 km/h in 5.7 secondi con il cambio a doppia frizione, un decimo meno rapido il manuale.
DSG BENE, MANUALE MEGLIO.
Comoda, perchè ha un assetto stradale con tarature sportive, utilizzabile anche su percorsi sconnessi, perchè ha il muso e il paraurti anteriore alto, godibile in ogni condizione… perchè unisce il comfort della berlina compatta alle prestazioni dell’auto sportiva.
Perchè i suoi sedili avvolgono, ma non sono di certo scomodi per chi vuole viaggiare. Perchè al centro della plancia c’è lo schermo touch da 5,8″ con il quale gestire i parametri vettura, i profili di guida, infotainment e navigazione. Tutto, insomma. Anche se confesso di non averlo neanche acceso.
Il cambio DSG a sei rapporti si conferma l’eccellenza della doppia frizione del segmento Medio, eppure il comportamento in fase di cambiata infastidisce: quando tiri hai la sensazione di poter utilizzare 500 giri motore in più, ma lei non è d’accordo e cambia prima.
Devi scendere a compromessi: lasciarla cambiare e riprendere in mano la situazione quando si tratta di scalare. Perchè sei tu che sai cosa succederà, sei tu che sai leggere la strada, sei tu che sai con quale marcia andrà fatta la curva successiva. Il DSG, per quanto preciso, lo scoprirà dopo.
Continuo a preferire il cambio manuale, che tra le altre cose abbassa il prezzo di oltre un migliaio di euro. Non sarà più veloce, è vero, ma è più divertente.
2.0 TSI, UN QUATTRO CILINDRI TUTTOFARE.
Sul motore 2.0 TSI c’è ben poco da dire. Il quattro cilindri Turbobenzina del Gruppo Volkswagen era un motore moderno già cinque anni fa ed in questo periodo ha beneficiato della costante evoluzione.
Se con la Cupra è facile andar forte il merito è anche delle caratteristiche del propulsore. Che è potente, sì, ma ha un sacco di coppia (350 Nm).
E questa coppia è disponibile subito, regalando prestazioni tenendo la lancetta del contagiri ben lontana dalla zona rossa. Permettendoci di uscire dalle curve “sparati” anche con una marcia in più, anche ad un regime ben lontano dall’essere corsaiolo.
Un motore moderno, un motore turbo, un motore… per tutti. Facile da interpretare, anche troppo: smorza le sensazioni a chi ha una guida smaliziata e a chi vuole essere messo alla prova. A chi vuole poter sbagliare, a chi vuole pagare con gli interessi un ingresso di curva incerto o una percorrenza lenta e sporca.
Con la Cupra puoi guidare male e andare abbastanza forte lo stesso. Ed è un tratto comune di tutte le auto moderne. Succede anche con le Supercar, figuratevi con le compatte e con le berline.
Le SEAT Leon Cupra sono sempre state auto esteticamente un po’ tamarre, parliamoci chiaro. E a me non piacevano. La nuova Cupra ridefinisce lo stile ma a questo giro è troppo… convenzionale.
Addirittura alettone, terminali di scarico ed estrattore della Leon FR sembrano più sportivi ed accattivanti.
Ci vorrebbe un pacchetto più personale ed eccentrico: chi acquista una Cupra non vuole di certo passare inosservato. E invece succede, anche perchè il Sound è caratteristico solo nella fascia tra medi/alti regimi e in fase di cambiata/scalata grazie alla gestione del cambio DSG, impostata per far scoppiettare lo scarico.
Ma veniamo al dunque.
Cosa mi piace di questa Cupra?
- Buon avantreno, buon grip e poco rollio anche da stock.
- Buon differenziale meccanico a gestione elettronica, sottosterzo ridotto.
- Motore facile da sfruttare nonostante la potenza.
- Feeling immediato, una volta prese le misure si va subito molto forte.
- Retrotreno ballerino (per essere una anteriore VAG).
Cosa non mi piace?
- Gli interni seguono due design differenti. Lo stile delle bocchette dell’aria sembra del decennio scorso.
- Linea troppo “civile”, design impianto di scarico poco personale, estrattore di fatto assente.
- Il cambio DSG ha un settaggio di base conservativo, mancano giri motore.
- Ho guidato auto meno veloci e più divertenti. Sapete il mio mantra: a velocità e potenza ci si abitua, al divertimento non ci si abitua mai.
Offerta ad un prezzo che parte da 32.200 euro, la Leon Cupra 280 è il primo nemico delle sue sorelle: Audi S3 e Volkswagen Golf GTI e R hanno in casa una rivale che offre prestazioni simili ad un prezzo nettamente inferiore. Il resto sono Brand, materiali e Optionals: per qualcuno non è poco. Ad altri non interessa. Tra questi ci sono io.