Suzuki Jimny Street. Prova su Strada e Ostacoli. Test e Recensione del piccolo Fuoristrada giapponese che resiste alle Mode e alla mediocrità dei nostri tempi.
Suzuki Jimny nasce nel 1968 come piccolo fuoristrada tuttofare. Oggi, nel 2015, Jimny vive e lotta insieme a noi. Ha rimpiazzato un’altra icona, ovvero la Samurai, e mantiene fieramente alta la bandiera dei Fuoristrada entry level.
È ANCORA LEI!
Qualcuno ritiene le Conferenze Stampa inutili, altri invece basano il proprio lavoro editoriale su ciò che viene diffuso ai briefing. Il mio approccio è diverso: amo sentir parlare del Prodotto chi il Prodotto ha il compito di venderlo, chi ha il dovere di comunicare attraverso i Media ciò che vuole far sapere al pubblico.
Perchè non c’è occasione migliore per inquadrare cosa è realmente un’automobile e cosa l’Azienda vorrebbe essa sia. E non è quasi mai la stessa cosa. Amo non essere d’accordo.
Jimny Street nasce in risposta all’exploit dei SUV Compatti, nasce per rilanciare l’inossidabile Jimny e cercare un po’ di luce sotto ai riflettori. Ma resta Jimny: le sue geometrie, le sue qualità, i suoi pregi e i suoi difetti. Per fortuna.
Di fatto si tratta di una Edizione Limitata proposta in soli 100 esemplari che sfoggia una serie di optional che riguardano comfort e multimedialità.
Sedili in similpelle, Sistema di navigazione GPS integrato nel monitor LCD da 7” posizionato al centro della plancia, cerchi in lega bruniti, nuova cover per la ruota di scorta montata sul portello posteriore e particolari di color arancione sgargiante che rendono più paciosa e simpatica la piccola fuoristrada giapponese. Ma è solo apparenza.
PARKOUR. L’OFFROAD ESTREMO È DIETRO CASA.
Del resto se Suzuki ha deciso di farmi provare la Jimny lungo un percorso a ostacoli del Parco Dora di Torino, location affollata da Skaters e amanti del Parkour dopo essere stata abbandonata dalle industrie pesanti Fiat e Michelin, un motivo ci sarà.
Per lancia Jimny Street la Casa nipponica si è ispirata alla disciplina nata in Francia negli anni ’90 e che ha rapidamente conquistato l’Europa. Eseguire un percorso superando qualsiasi genere di ostacoli con la maggior efficienza di movimento possibile. I parkourer usano il corpo, io ho usato la Jimny.
Jimny dà il meglio di se in condizioni estreme e permette anche ai guidatori meno esperti di cimentarsi in discese e salite lungo ripide gradinate, marciapiedi, muretti percorsi con due ruote sollevate. Anche grazie a qualche aiuto meccanico-elettronico come le modalità High e Low per affrontare rispettivamente superfici pianeggianti e pendenze esagerate.
Riesce dove gli altri non si sognerebbero nemmeno di provare: è lei che, anche nel 2015, mantiene il passo corto e gli angoli di attacco e uscita da vettura estrema (rispettivamente 34° e 46°), il baricentro alto, il peso contenuto e un egregio lavoro dei due assi, pur non potendo contare su un differenziale centrale.
Perchè di questo si tratta quando parliamo di Jimny Street: un pacchetto che la renda appetibile ad un pubblico giovane a caccia di qualcosa di diverso dai soliti prodotti e, soprattutto, che la faccia risaltare ancor di più nel traffico urbano.
Carrozzeria, telaio, motore, sospensioni, geometrie… sono sempre loro. La Jimny resta la Jimny, nel bene e nel male. Perchè Suzuki non la sfrutta per omologarsi alla massa, non cambia la propria Storia, non rende Jimny un’automobile da Città.
FUORISTRADA PURO… IN MINIATURA.
Jimny Street resta un Fuoristrada in scala: rumoroso ad alte velocità, assemblaggi con tolleranze generose, pochi comfort multimediali e scomodo per chi deve sedersi dietro, bagagliaio di dimensioni ridotte (ma i sedili posteriori sono ribaltabili), interni di discreta qualità ma minimalisti e tutte quelle caratteristiche che un vero Fuoristrada a passo corto deve avere per fare ciò per cui è stato progettato.
Motivo per cui non ho alcuna intenzione di inserire questi apparenti disagi nei difetti. Sarebbe come lamentarsi dei consumi o del rumore di una Supercar. Sì, c’è chi lo fa, lo so.
Sua altezza la Jimny è progettata per… superare ostacoli, andare dove gli altri non possono arrivare.
Questo grazie agli elementi distintivi: il telaio a traliccio, il piccolo motore quattro cilindri 1.328cc benzina da 85 CV per 110 Nm di coppia montato longitudinalmente, abbinato al cambio manuale a cinque rapporti con riduttore e alla trazione integrale con tecnologia Drive Action, che permette un rapido cambio di modalità da 2WD a 4WD per adattarsi al variare delle condizioni di guida.
Fondamentale per sfruttare l’efficienza del piccolo propulsore e contenere i consumi nell’utilizzo urbano o autostradale, quando le due ruote motrici posteriori diventano il modo migliore e più conveniente per spostarsi. Il consumo carburante dichiarato è di 7.1 litri per 100 chilometri, ovvero circa 14 km/l.
Jimny è una vettura di sostanza, un gioiellino che vi permette di andare a fare offroad estremo con assetti e meccanica Stock, sorprendendo chiunque in montagna, in un bosco, in un tratto sterrato divorato dall’erosione, dai canali e dai guadi.
DOSSI, BUCHE E MARCIAPIEDI… CHI?
Per quanto le strade italiane possano essere disastrate e le Amministrazoni comunali scellerate, qualsiasi cosa troverete sul vostro percorso urbano le farà il solletico.
Il motore in alluminio è fantasticamente silenzioso e le vibrazioni del gruppo motore-cambio-trasmissione sono praticamente inesistenti. Quando il motore giro al minimo, anche a marcia inserita e frizione tirata, sembra spento. Una delizia per i polsi di chi vuole scorrazzare con l’iconico fuoristrada per le strade di una qualsiasi Città.
Eccellente anche l’angolo di sterzo, fondamentale per compiere velocemente inversioni a U.
COSA NON MI PIACE…
Eppure anche Jimny ha dei difetti. Lasciando stare gli aspetti che “ci stanno” e che fanno parte dell’essere Fuoristrada vecchia scuola, il motore pecca di coppia più che di potenza. 110 Nm sono pochi anche su una vettura così leggera (1.135 kg in ordine di marcia), soprattutto in situazioni di Offroad spinto.
Un propulsore benzina di cubatura maggiore o un motore diesel sovralimentato avrebbero portato qualche kg in più e costi di gestione superiori, eppure ho la sensazione che sarebbe stato… perfetto. Va detto che il 1.5 a gasolio un tempo c’era e oggi non c’è più, quindi potrei sbagliarmi io.
Altra mancanza è la possibilità di sceglierla con carrozzeria cabriolet: purtroppo nel 2009 Suzuki ha fermato la produzione del Jimny con tetto asportabile, soluzione amatissima negli anni d’oro e che avrebbe dato ancor più benzina alla strategia della Casa di nipponica, che è quella di strizzare l’occhio ai giovani sfruttando la possibilità di essere guidata dai neopatentati.
RESISTE A MODA E MEDIOCRITÀ.
Nulla è perfetto, quindi. Ma Suzuki resiste alle Mode e alla mediocrità dei nostri tempi offrendo un prodotto bello, solido, valido, funzionale e tecnicamente interessante. Un lampo di luce per chi è alla ricerca di un’automobile di sostanza che non si limiti a fare il “compitino” metropolitano.
Jimny Street è proposta ad un prezzo di listino di 19.900 euro chiavi in mano, vernice metallizzata inclusa, IPT escluso. L’arrivo nelle Concessionarie italiane è previsto per metà Luglio 2015.
[Best_Wordpress_Gallery id=”17″ gal_title=”Suzuki Jimny Street”]