Ci sono stati momenti tra il delicato e il grottesco nella parte finale del GP degli Stati Uniti, corso ieri a Laguna Seca. La fase di doppiaggio ha causato più un problema a tutti i piloti, da Marc Marquez a Jorge Lorenzo, con vari duelli che sono stati condizionati dalla presenza dei piloti CRT.
Ha colpito molto l’aggressività con la quale il rookie della HRC e Stefan Bradl sono stati costretti a sbarazzarsi dei piloti più lenti, con il primo che ha affiancato all’esterno Yonny Hernandez nella staccata in fondo al rettilineo.
L’impressione avuta da fuori è stata confermata dai piloti: non c’erano le bandiere blu (o almeno, non sono state sventolate nei settori più caldi), la segnalazione visiva che i Commissari devono dare ai piloti per comunicare l’arrivo dei più veloci e che, per regolamento, devono rallentare e agevolare il sorpasso senza causare danni.
“Non so perchè, ma alla fine della gara non c’erano le bandiere blu e ho avuto parecchi problemi. Non ho la minima idea del perchè non le abbiano sventolate”, ha ammesso Valentino Rossi che, nel frattempo, si stava giocando il terzo gradino del podio con Alvaro Bautista.
Un qualcosa che non deve succedere e che è capitato proprio nel giorno in cui il tema della Sicurezza, dopo la tragedia di Mosca, è tornato ad essere sbandierato (quello sì) ovunque.
Questa volta non ci sono stati contatti o incidenti, ma bisogna riflettere prima che ciò avvenga.
Anche lo scorso anno, a Indianapolis, la preparazione dei Commissari americani in tema di gare motociclistiche non era stata affatto impeccabile, con polemiche legate ai Soccorsi dei piloti finiti a terra a causa della scarsa aderenza dell’asfalto di Indy GP, layout utilizzato poche volte all’anno e non gommato.