La Dakar 2012 si è conclusa da qualche giorno ed i roventi motori del Raid Rally stanno iniziando a raffreddarsi. Cyril Desprès ha vinto su Marc Coma: riviviamo per l’ultima volta questa 33esima Edizione, con qualche approfondimento e qualche curiosità. Aspettando il 2013…
Tutti a 450.
L’edizione 2012 è stata la prima con limite massimo di cilindrata fissato a 450 cc per tutti dopo 3 anni di transizione con le vecchie 700 e le bicilindriche strozzate, ma nonostante le perplessità e i nasi storti del primo impatto bisogna ammettere che il cambio è stato positivo.
Poco o nulla è cambiato per quanto riguarda le prestazioni: come sempre nelle sezioni veloci le moto bruciavano le piste percorrendo lunghi tratti a 160 km/h ed oltre mentre nella sabbia e nel perfido “fesh fesh” bisognava dare manate di gas senza troppi complimenti per non affondare.
Il difficile quindi non è stato tanto tirare fuori i cv, quanto renderli affidabili: i motori sono quasi tutti trapiantati dalle enduro/cross già presenti nelle varie gamme, riadattati al meglio per poter reggere almeno i 4-5000 km settimanali della Dakar, a ritmi assurdi e in condizioni infernali, senza essere sostituiti incorrendo nelle penalità annesse.
L’obiettivo che alcuni si erano prefissati di arrivare a Lima con un solo blocco non è stato raggiunto da nessuno, ma durante la prima settimana ci sono state meno rotture dell’anno scorso e si è notato un notevole spostamento del limite di durata verso l’arrivo: anche considerando l’annullamento della 6°tappa, che ha ritardato il primo cambio dal 7° all’8°giorno, alcuni piloti come Helder Rodrigues e il nostro Alessandro Botturi sono riusciti a spingere il primo propulsore fino alla seconda settimana inoltrata, ciò lascia immaginare che tra non molto sarà davvero possibile partire ed arrivare con un solo motore.
L’organizzazione impose la riduzione per diminuire le velocità e favorire l’ingresso di nuovi produttori, a oggi entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti: le velocità sono diminuite(anche se di poco) e in questi anni sono entrati molte nuove moto come BMW (poi Husqvarna), Rieju, Sherco, Aprilia.
Ma il futuro potrebbe riservare un risvolto positivo anche per noi comuni appassionati: la ricerca del compromesso tra prestazione e durata, richiesta dalle gare di Rally Raid, spinge lo sviluppo dei motori da offroad sui temi dell’affidabilità legata alle prestazioni elevate, è lecito quindi aspettarsi dei risvolti nei “mono” di serie che attualmente peccano un po’ sotto questo punto di vista.
Ormai nell’offroad racing l’equazione “prestazioni=manutenzione” è un dogma che ha fatto e continua a svuotare le tasche degli appassionati e riempire quelle di concessionari, meccanici e produttori, ma il fatto che ormai ci abbiamo fatto il callo non vuol dire che le cose non possano cambiare!
Corsa a due per la vittoria
A dispetto dei grandi proclami fatti dagli organizzatori, che davano per finita l’epoca del binomio Coma-Deprès come unici contendenti per la vittoria finale, la gara è stata caratterizzata anche quest’anno da un imbarazzante divario tra i suddetti e il resto del gruppo.
Dal 2006 ad oggi la Dakar è affare dei due piloti KTM, da un lato per la loro straordinaria bravura, dall’altro (bisogna dirlo) grazie a investimenti importanti da parte di KTM ed una preparazione focalizzata soprattutto sulla Dakar.
Ben diversa infatti è la situazione nel Campionato Mondiale Motorally, in cui il titolo di vincitore durante questi stessi ultimi anni è passato per parecchie mani: Rodrigues, Dabrownsky, Casteu, Chzacor, Lopez, Ullevalseter, sono tutti nomi importanti che però non dicono nulla ai più (spesso nemmeno alla parte di pubblico generalista che segue la Dakar).
Questa è già una risposta sul perchè, da parte di KTM, ci possa essere un maggiore interesse all’evento singolo rispetto al campionato mondiale: meglio vincere una Dakar seguita dai media e da uno straccio di pubblico che un mondiale ignorato in silenzio.
Intendiamoci, seguita molto male dai media e da un pubblico non così vasto, ma comunque esponenzialmente più accessibile del mondiale.
Intendiamoci anche sul fatto che Coma e Desprès, nonostante le condizioni di contorno siano oggi favorevoli, la loro posizione privilegiata se la sono meritata coi risultati.
Dicevamo che anche quest’anno è stato appannaggio dei due fuoriclasse di casa KTM, ma aldilà della cronaca di gara tappa per tappa(di cui trovate tutti i link qui sotto) trovo che il loro dominio sia dovuto moltissimo al loro approccio alla gara, pur essendo due piloti dalle caratteristiche diametralmente opposti infatti, insieme rappresentano 2 aspetti fondamentali che sono necessari in questo tipo di gare: capacità nella navigazione e tanta manetta.
Desprès senza dubbio ha grande capacità di navigazione, segue scrupolosamente il roadbook e sa dove si trova in ogni momento riuscendo a seguire esattamente il percorso prestabilito, come su un binario, perdendosi poco ma spendendo più energie e tempo.
Coma invece è l’esatto opposto, invece di un binario segue un autostrada a 8 corsie, interpreta le note invece di seguirle alla lettera è dà maggior spazio alla guida, riuscendo in certi frangenti a fare la differenza ma perdendo letteralmente la bussola in altri.
In questa Dakar abbiamo visto luci ed ombre di entrambi, emblematiche in questo senso sono state la 3°tappa, in cui Coma si è perso non seguito da un Desprès più attento, che si era accorto dell’errore, e la 13°, in cui Coma navigando”a zona” ha evitato la trappola di fango in cui invece Desprès è caduto in pieno seguendo le note alla lettera.
Insomma nonostante abbiano ormai monopolizzato le prime posizioni non c’è da lamentarsi in quanto a spettacolo.
Italiani in gara
Alla viglia della gara c’erano tante attese per il team Bordone-Ferrari, che portava in gara i primi 2 italiani di classifica, Botturi e Ceci, e i 2 top rider Viladoms e Farres. A gara conclusa possiamo dire che l’obiettivo è stato centrato: Viladoms ha concluso 4°, Farres 7° di poco davanti a Botturi, 8° e Rookie of the year, e Ceci, 18°.
Botturi in particolare è stata una rivelazione: da sempre endurista, è stato ingaggiato per la sua prima Dakar con il solo proposito di fare esperienza e prendere le misure, “il Bottu” però è riuscito a fare molto di più.
Dopo i primi giorni di ambientamento ha cominciato a risalire la classifica, arrivando nella seconda settimana a sfiorare il 5° posto in tappa; la manetta da endurista puro gli ha permesso di mettersi in luce nei tratti più scassati, mentre la costanza e il fisico gli hanno permesso di non sprofondare nelle tappe tipicamente dakariane. Se pensiamo che alla sua prima Dakar ha chiuso 8° non c’è che da sperare bene!
Poco più arretrato Paolo Ceci,18°, che nonostante i problemi non ha mollato fino alla fine.
Gli altri italiani all’arrivo sono stati il veterano Picco, 45° con la yamaha preparata da lui stesso, Ciotti 51° con la scommessa Rieju, Pederzoli 69°, Tonetti 77° ed infine Astori 93° .
Tanti ritiri per gli italiani, tra tutti ricorderei Zanotti, che portava in gara l’unica TM e si è dovuto ritirare per un colpo di calore mentre riparava la moto sotto il sole argentino, o Manuel Lucchese che ha vissuto un’esperienza di agonismo estremo che vi consiglio di leggere qui.
Assenti e insufficenti rimandati al 2013
Per quanto riguarda l’anno prossimo si sa solo che la gara passerà dalla Bolivia, e che secondo i pronostici (fatti da altri visto che i miei portano sfiga) molto probabilmente la lotta per la vittoria non sarà più un affare a due.
Tra i contendenti ci sarà sicuramente Francisco Lopez, che puntava alla vittoria già in quest’edizione ma che a causa dell’incidente in Tunisia ha dovuto rimandare l’obiettivo di un anno, Helder rodrigues, forte del titolo mondiale e della sua costanza in gara, e sicuramente Barreda, che quest’anno ha dimostrato una manetta invidiabile e che l’anno prossimo tornerà più maturo ed esperto in sella ad un Husqvarna che ha difeso il marchio BMW addirittura meglio di quanto hanno fatto i tedeschi stessi con la G450X.
Ovviamente aspettiamo anche gli italiani, che da troppo mancano sul podio della specialità.
Un pensiero a Jorge Martinez Boero, scomparso nel primo giorno di Dakar.e un augurio di pronta guarigione a tutti gli infortunati sulle dure piste sudamericane.
Qui si chiude lo speciale IN FULL GEAR sulla Dakar 2012, noi vi lasciamo con il video riassunto finale e i resoconti tappa per tappa, ma voi “Dakariani” continuate a leggerci perchè seguiremo i Rally più importanti e vi terremo aggiornati con le news sulla Dakar 2013!
BEST OF DAKAR 2012 – MOTO
LA DAKAR 2012 VISTA DA IN FULL GEAR: TUTTE LE TAPPE!
01/01/2012 Mar Del Plata – Santa Rosa de la Pampa (leggi articolo + highlites)
02/01/2012 Santa Rosa de la Pampa – San Rafael (leggi articolo + highlites)
03/01/2012 San Rafael – San Juan (leggi articolo + highlites)
04/01/2012 San Juan – Chilecito (leggi articolo + highlites)
05/01/2012 Chilecito – Fiambala (leggi articolo + highlites)
06/01/2012 Fiambala – Copiapo (ANNULLATA PER MALTEMPO)
07/01/2012 Copiapo – Copiapo (leggi articolo + highlites)
08/01/2012 Rest day – GIORNO DI RIPOSO
09/01/2012 Copiapo – Antofagasta (leggi articolo + highlites)
10/01/2012 Antofagasta – Iquique (leggi articolo + highlites)
11/01/2012 Iquique – Arica (leggi articolo + highlites)
12/01/2012 Arica – Arequipa (leggi articolo + highlites)
13/01/2012 Arequipa – Nasca (leggi articolo + highlites)
14/01/2012 Nasca – Pisco (leggi articolo + highlites)
15/01/2012 Pisco – Lima (leggi articolo)
Qui le migliori foto della Dakar 2012