Un ragazzo di 19 anni è morto mentre praticava Enduro in provincia di Isernia. Ad ucciderlo un cavo d’acciaio teso ad altezza motociclista da ignoti.
Tragedia nel primo pomeriggio di oggi a Frosolone, in provincia di Isernia.
Un giovane motociclista, Daniele Colantuono, di 19 anni, è morto in un incidente stradale accaduto nel pomeriggio in località Torre dell’Orso di Frosolone mentre percorreva un sentiero di montagna insieme ad un gruppo di motociclisti da enduro.
“Il giovane, infatti, faceva parte di un gruppo di centauri arrivati da varie parti della regione per un ritrovo a Frosolone. Il giovane durante il tragitto del sentiero non ha visto un cavo d’accaio finendoci contro. Il filo gli ha reciso la gola.
Il diciannovenne è morto all’istante. L’incidente ha sconvolto gli amici che erano vicini a lui, i familiari, parenti e l’intera comunità di Frosolone. Quello accaduto oggi e’ il terzo incidente mortale sulla moto in pochi giorni in Molise”.
La news è tratta da Moto.it, che parlava di incidente stradale. Ma il termine dovrebbe essere un altro: questo è l’ennesimo Omicidio frutto di una relegazione dei motociclisti (in particolar modo degli enduristi) a Cittadini di Serie B.
Perchè i colpevoli non vengono individuati? Perchè, quando invece si riesce a risalire agli assassini, non viene fatta giustizia?
Spiace dirlo, ma in tutto questo i colpevoli sono due: lo Stato, incapace di ascoltare chi pratica questo Sport relegandolo a qualcosa di “illegale” ed i criminali di turno che, sempre più spesso, tendono dei cavi d’acciaio ad altezza della gola tra un albero ed un altro. Omicidio, sì. Volontario e premeditato.
Basterebbe regolamentare i percorsi, creare dei chilometraggi legalmente percorribili. Ci vuole l’impegno della Federazione e di tutti quelli che amano questo Sport.
E invece no: un ragazzo di 19 anni esce di casa per passare un pomeriggio in moto con gli amici e non fa più ritorno, decapitato da un criminale e da chi non è stato capace di tutelarlo.
Nè in sella, nè dopo.
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