Luoghi di Culto, 1° Puntata: Circuito Grobnik di Rijeka (Croazia)



Correva il 30 luglio 2009 quando con il mio prode cettovettciqque arrivai al circuito Grobnik di Rijeka, in Croazia. Era la mia prima pista “vera”, da ex-motomondiale, e tutt’ora è per me una pista alla quale sono molto legato, anche per essere stata l’ultima con le piccole cilindrate.

Molti mi dicevano “beh è una pista velocissima, col centoventicinque non ti diverti”. Cazzate, ovviamente. Un viaggio memorabile di quattro diciottenni con un furgone a noleggio, quattro Apriliette e una mappa disegnata da me il giorno prima per attraversare il Nord Italia. Dopo aver attraversato indenni la Slovenia e la dogana Croata (importantissimo… dovete avere TARGA e LIBRETTO con voi o rischiate di dover tornare indietro. Io l’ho passata anche con l’R6 con una targa prestata e un libretto di un’Aprilia.. ma che ansia.) siamo arrivati al circuito nel tardo pomeriggio, con il sole che tramontava già dietro le montagne. Le infrastrutture sono un po’ antiquate e in condizioni un po’ precarie, eccetto i nuovi box. Ovviamente noi abbiamo optato per quelli vecchi ed economici, senza nemmeno l’ingresso in pit lane (se non erro si pagava sui sessanta euro, cifretta paragonata alle piste italiane). E la mattina siamo entrati a gasare…

 

I numeri

L’ “Automotodrom Grobnik” è un circuito di vecchio stampo costruito nel 1978 e che ha ospitato una dozzina di edizioni del motomondiale fino ai primi anni novanta. E’ lungo circa 4200 metri ma molto veloce: il record della pista della categoria Superbike (che corre qua nel campionato europeo UEM Alpe Adria) è di 1:28.867 con una velocità media di quasi centosettanta chilometri orari.. non male per una pista molto tortuosa con due soli rettilinei e nemmeno troppo lunghi. E’ proprio la tortuosità e l’insieme di curve in sequenza che hanno permesso alla categoria 125gp di girare in tempi non troppo lontani rispetto alle categorie maggiori: il record di categoria è infatti 1:33.851 con una velocità media di centosessanta chilometri orari. Circa dodici secondi in più per il record della 125SP (da aggiungerne almeno un’altra decina per quello della mia Aprilia RS, che vergogna).

Per concludere con i numeri, ci sono dodici curve e i ristoranti dentro e fuori la pista costano poco (provate il fritto di pesce o i mega-hamburger: se il vostro stomaco sopravvive – e ad uno di noi quattro non è andata così bene – girerete almeno un secondo più forte).

 

La pista

I primi giri sono stati spiazzanti per tutti noi. La pista come accennavo è una “vecchio stile”, di quelle che sembrano disegnate per emozionare e non pensando a sicurezza e sorpassi (ho pensato a lungo a come fare un paragone sarcastico con il nostro amico Tilke ma non mi è venuto in mente niente. Vi basti sapere che non ha niente in comune con le opere dell’artista di strada sopra citato). Curve lente o piccoli tornantini sono del tutto assenti.. Con un po’ di manico, vedere due cifre sul tachimetro è sinonimo di essere in Pit-lane. Uno degli aspetti più importanti del circuito è la conformazione del terreno: i saliscendi sono molto pronunciati e certe curve sono molto paraboliche (lo si nota bene anche da fuori.. arrivando al circuito la curva Zagabria sembra essere un muro). L’asfalto è molto, molto abrasivo e mangia molta gomma.. lo dimostra il fatto che, a volte, si può addirittura vedere gente con le slick girare col bagnato, durante le giornate di prove libere. Informatevi quindi, a seconda del periodo dell’anno, sulla migliore mescola da usare e sulla pressione delle gomme che potrebbe variare leggermente da quella che usate solitamente. Io con il seicento mi sono attrezzato, in previsione di due giorni di pista, con mescole dure.. da un punto di vista puramente economico è una scelta quasi obbligatoria a Rijeka.

 

Si gira in senso antiorario: la prima staccata è in evidente discesa e leggermente in curva, ovvero molto impegnativa per le medie e grosse cilindrate. Un po’ meno per i piccoli due tempi, che arrivano in fondo (dove i “big” si raddrizzano per buttarsi dentro la prima curva) con il gas spalancato e ancora dritti. Ci si butta a sinistra e dopo poco a destra e ancora a destra in una serie di curve abbastanza veloci, senza esagerare in quest’ultima che è un po’ ingannevole: io alla mia prima uscita con la R6 sono finito dritto nella sabbia tre volte in mezza giornata. Poi arriva la curva Rijeka, un lungo tornantone (ma non significa “lento”) a sinistra in piano, si allunga un po’ e ci si butta in un veloce sinistra-destra-sinistra in discesa soprattutto nel finale. Altra curva in accelerazione a sinistra e si arriva così alla cosiddetta “buca”. Il nome di questa curva immagino sia da attribuire alla sua posizione, la più “infossata” del circuito, con il rettilineo di partenza che passa poco sopra ma.. una decina di metri più in alto. E’ una curvona parabolica a destra seguita da un pezzo velocissimo: curva a sinistra, poi destra ancora e sinistra un ultima volta, il tutto in salita (che significa GAS in abbondanza).. si esce sull’ultimo rettilineo, spezzato da una leggerissima curva a sinistra (in stile Serraglio, di Monza). Staccata in leggera discesa, anche qui, ma perlomeno dritti. Si entra così nell’ultima doppia curva da raccordare: la Zagabria, parabolica in maniera più che evidente.. si esce e si cambia subito direzione per immettersi nel rettilineo di partenza, ma non prima di aver effettuato un altra curva a destra nel rettilineo: quest’ultima è però più marcata di quella del rettilineo precedente, si passa tagliando leggermente la linea dell’ingresso della pitlane e avvicinandosi pericolosamente all’inizio del muro dei box, per poi passare sul traguardo, fare un bel respiro e ri-prepararsi per la prima dolorosa staccata.

 

 Cosa si dice..

Indubbiamente una pista emozionante, e andare davvero forte qua significa prendere dei grossi rischi, più che nella maggior parte delle altre piste. Non si respira quasi mai, le curve sono tutte veloci e in sequenza rapida. Nella mia non esagerata esperienza, sicuramente è la pista che più mi affatica mentalmente. Complici anche delle vie di fuga a volte non esageratamente lunghe e dei commissari che, fino a qualche anno fa, avevano una reputazione non proprio da professionisti. Affiancati poi da un servizio sanitario a Rijeka che, a detta di molti, non era particolarmente rassicurante (e non si parla solo dei numerosi furti di tute e caschi in ospedale). Nessuna delle nostre esperienze a Grobnik è stata negativa (a parte una giornata persa a causa di vento fortissimo), e ultimamente ho letto sul web riguardo a miglioramenti vari sotto questo punto di vista. E’ una pista che, a livello amatoriale, offre un grip quasi esagerato e i brutti incidenti sono spesso da imputare a una guida al limite (tua o di qualcun altro..). Ciò che voglio dire in breve è: se siete piloti VELOCI probabilmente ci andrete comunque, perchè siete già pazzi. Se siete amatori andateci che per voi è pericolosa non tanto più delle altre piste Italiane, spesso sovraffollatissime . Se siete dei completi neofiti… beh forse è meglio iniziare con qualcosa di più semplice, poichè andare piano piano qua rischia di mettere in pericolo per voi e gli altri, vista la velocità del tracciato. Ricordate di portarvi dietro targa e libretto. La moto (ovviamente) può essere da pista ma una targa, se vi è richiesto alla dogana Croata, dovete mostrarla. E’ una pista molto frequentata da Italiani, grazie a prezzi molto, molto competitivi (intorno ai cento euro a giornata per una vera pista ex-motomondiale..) ed è facile e veloce da raggiungere dal nord Italia. Esistono parecchi organizzatori Italiani di giornate a Grobnik, uno dei più conosciuti è probabilmente Bobo Racing , giornate intere da 80 a 150 euro).

 

UN GIRO ON BOARD DI LUCA TOMMASINI (YAMAHA R6)

 

 Lunga considerazione finale

 

Noi abbiamo vissuto Grobnik sue due ruote, ma ci girano (e molto spesso) anche le auto sia durante i “track days” aperti a tutti sia nel corso di Campionati e Trofei che hanno come tappa Rijeka. Se non siete degli Enogastronomici e abitate nel nord Italia, andateci. Curiosamente, spesso c’è anche un po’ di figa (dovevo dirlo).

 

 

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